Inside Nice 100k by UTMB
La Nice Côte d’Azur by UTMB, versione 100K, non ha bisogno di molte presentazioni. È uno di quei percorsi che ti lascia senza fiato, non solo per la fatica, ma per l’incredibile bellezza che attraversa: montagne imponenti che si tuffano nel mare, valli nascoste e solitarie, e il Mediterraneo che brilla sempre all’orizzonte, come una promessa irraggiungibile.
Quando ho deciso di iscrivermi alla gara non sapevo bene cosa aspettarmi ma il fatto che, nel 2023, vi abbia partecipato Jim Walmsley era più che sufficiente a gasarmi come non mai. Così è cominciato il mio viaggio, seguendo la 100K da Roubion, nel cuore delle Alpi Marittime, fino alle rive di Nizza, cercando di cogliere quella tensione, quel contrasto sottile tra la fatica estrema e la bellezza inaudita del paesaggio.
La partenza, come sempre, è ingannevole. Roubion, con la sua atmosfera rilassata, le montagne silenziose e l’aria fredda del mattino, accoglie i corridori quasi con dolcezza. Ma lo sanno tutti: la gara vera inizia solo dopo i primi chilometri di leggera discesa, quando il percorso si arrampica verso le montagne e con esso il ritmo della corsa si trasforma. La Roubion-Nice è una gara che non perdona. Le prime salite verso il Col Madeleine e poi verso il Mont Ferion, tra i sentieri che si snodano lungo le vette, sono solo l’inizio di una prova durissima.
Quando raggiungo la base vita a Levens, il sole è già alto e il freddo del mattino ha lasciato spazio ad un caldo quasi estivo. Gli atleti sono concentrati, quasi tutti assorti nei loro pensieri. È quel momento in cui la mente inizia a fare i conti con le ambizioni e la realtà, con la strada ancora lunga che si estende davanti a loro. Molti non parlano, sgranocchiano qualcosa, bevono velocemente, e ripartono. Qualcuno mi lancia un sorriso stanco, come a dire “sono ancora qui, ce la farò.” Ma la giornata è ancora lunga.
Dopo il ristoro, il percorso si fa impegnativo, risalendo le pendici delle montagne che dominano la costa. Salire fino al Mont Ferion significa lasciare di nuovo la civiltà alle spalle, inoltrarsi nei paesaggi selvaggi delle Alpi Marittime. Qui, la luce cambia. Il Mediterraneo è ancora un miraggio, e lì, tra quelle foreste, c’è spazio solo per le ombre delle rocce e per i profili aspri delle cime. Il silenzio diventa assoluto, interrotto solo dal ritmo dei passi sui sassi e dal respiro affannoso dei corridori.
Poco prima di notte, raggiungo Drap, uno dei punti cruciali della gara. È qui che molti cominciano a sentire il vero peso dei chilometri percorsi, ma anche quello di quelli ancora da affrontare. Le prime luci frontali si accendono, mentre il cielo sopra di noi inizia a scurirsi. Martina, la mia fidanzata che mi assiste lungo il percorso, mi racconta di corridori che arrivano stremati, in lacrime. Un volontario mi dice che “Qui inizia la parte più dura,” ma anche “che che superato Plateu Justice, poi, è tutta in discesa”
Gli ultimi 20km nella 100K sono un’esperienza a parte. Il buio ti toglie qualsiasi riferimento, e il percorso si più “urbano”. I corridori devono navigare tra le strade asfaltate e qui la gara diventa una battaglia personale contro il sonno, la stanchezza, e l’oscurità. Pochi parlano; la concentrazione è massima, e chi non ha preparato la mente oltre al corpo inizia a mostrare segni di cedimento.
È solo quando si arriva al Promenade des Anglais che negli occhi dei corridori, segnati dalla fatica, si accende qualcosa di nuovo: una luce che sa di resistenza, di vittoria personale. Ormai mancano solo una manciata di chilometri, ma ogni passo è più pesante di quello prima.
Quando arrivo sul lungomare di Nizza, il cielo è completamento nero e il mare brilla argenteo sotto la luna. I corridori tagliano il traguardo uno dopo l’altro, in silenzio. Alcuni si lasciano cadere a terra, altri cercano un abbraccio o un momento di solitudine. E io mi ritrovo a pensare che, alla fine, non c’è davvero molto da dire. La Nice Côte d’Azur by UTMB è una gara che ti lascia qualcosa di intangibile, qualcosa che non puoi esprimere con le parole, ma che senti profondamente. Come il mare e le montagne che ti accompagnano lungo il percorso, la sua bellezza e la sua sfida rimangono con te, per molto tempo dopo l’arrivo.